Differenze tra lavoro a chiamata e accessorio

Grafica di un uomo che si domanda la differenza tra lavoro a chiamata e lavoro accessorio

Conosci le differenze tra lavoro a chiamata e accessorio?

Quale delle due forme contrattuali è più conveniente per il datore di lavoro?

Proviamo a fare un po’ di chiarezza 😄

Lavoro a chiamata e lavoro accessorio

Si tratta in entrambi i casi di lavoro subordinato: il lavoratore in cambio della retribuzione si impegna a prestare il proprio lavoro alle dipendenze e sotto la direzione del datore di lavoro.

Vediamoli meglio:

  • Lavoro a chiamata spesso chiamato  lavoro intermittente è un contratto mediante il quale un lavoratore si pone a disposizione di un datore di lavoro; questo ne può utilizzare  la prestazione lavorativa in modo discontinuo, in base alle sue esigenze. Al lavoratore senza obbligo di risposta alla chiamata non spetta alcuna retribuzione nei periodi in cui non ne viene utilizzata la prestazione.
  • Lavoro accessorio o meglio  lavoro occasionale accessorio ( spesso conosciuto come lavoro con voucher) consente di fruire di una prestazione lavorativa flessibile attraverso strumenti di pagamento tracciabili e nominali.

Quando si utilizza il lavoro a chiamata

Il contratto di lavoro a chiamata è stipulato in forma scritta. Dovrà essere effettuata una chiamata tramite i canali predisposti dal Ministero in anticipo rispetto al giorno della chiamata. E’ possibile ricorrervi solo in alcuni casi dettati dalla legge:

  • per le esigenze individuate dai contratti collettivi;
  • nel caso di soggetti di età inferiore a 24 anni, oppure di età superiore a 55 anni;
  • in assenza di queste due condizioni il lavoro a chiamata può essere comunque utilizzato nei casi, e alle condizioni, previsti dalla tabella allegata al R.D. n. 2657 del 1923 (attività a carattere discontinuo).

Quando si utilizza il lavoro accessorio

La legge di Bilancio 2023 ha stabilito nuovi criteri per l’utilizzo:

  • elevati da 5 a 10 il numero massimo di dipendenti a tempo indeterminato di un’azienda che può ricorrere all’utilizzo dei voucher
  • ammette l’utilizzo dei voucher anche a discoteche e night club
  • il periodo massimo di lavoro occasionale non potrà essere superiore a 45 giorni effettivi nell’arco di 12 mesi
  • è fissato un compenso minimo pari a tre ore lavorative (anche nel caso in cui la prestazione fosse più breve)
  • il limite massimo per ciascun utilizzatore passa da € 5.000 a € 10.000.

E’ invece confermato il tetto di € 2.500 di compensi per ciascun lavoratore dal medesimo committente e il tetto di € 5.000 totali per ciascun lavoratore da diversi committenti.

Per poter fruire di questa tipologia di lavoro, gli utilizzatori devono preventivamente registrarsi sulla piattaforma del sito INPS ; caricare il proprio portafoglio elettronico virtuale e procedere alla comunicazione della prestazione almeno 60 minuti prima dell’inizio della stessa.

Differenze sostanziali tra i due contratti

Per l’utilizzo del lavoro intermittente è necessaria un’assunzione vera e propria:  il lavoratore sarà considerato, durante il periodo della chiamata, un lavoratore subordinato a tutti gli effetti. Sarà quindi elaborata una busta paga (con iscrizione al Libro Unico del Lavoro), matureranno ratei di eventuali mensilità aggiuntive (in base alle ore lavorate), maturerà il TFR e verrà pagata la contribuzione tramite F24. I lavoratori a chiamata vengono quindi pagati con le stesse modalità degli altri lavoratori.

Per l’utilizzo invece del contratto di prestazione occasionale l’azienda e il prestatore innanzitutto dovranno registrarsi sulla apposita piattaforma INPS. Successivamente, tramite  F24, l’azienda dovrà versare (in anticipo di circa 10 giorni rispetto alla prestazione) quanto dovuto ai fini della prestazione, e denunciare il periodo della prestazione almeno 60 minuti prima della stessa. Sarà l’INPS poi a erogare quanto dovuto al prestatore.

La nuova prestazione occasionale prevede però che l’azienda eroghi almeno l’equivalente di 3 ore di prestazione per ogni giornata denunciata, anche nel caso in cui la prestazione sia stata inferiore alle 3 ore. Inoltre la retribuzione minima obbligatoria è di 9€ nette all’ora (in totale circa € 12,30 lordi orari).

Questi ultimi due aspetti possono spingere alcune aziende a preferire il lavoro intermittente, nel quale non sono previste prestazioni orarie minime.

 

Mi auguro che adesso ti siano più chiare le differenze tra lavoro a chiamata e accessorio.

In questa sezione potrai conoscere i servizi offerti dal mio studio ad aziende e privati.

Contattami dal form  se vuoi saperne di più.

 

 

 

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