Tirocinio nel 2023: una risorsa per le aziende?

Tirocinio: una risorsa per le aziende

Si sente spesso parlare del tirocinio (chiamato anche stage) come modalità di accompagnamento al lavoro dei giovani nelle aziende.

In questo articolo ti darò le principali indicazioni su cosa fare per attivarlo nella tua azienda e le ultime novità previste dalla legge di Bilancio 2022.

 

Molti mi chiedono: cosa c’è di diverso rispetto ad assumere un dipendente?

 

Precisiamo subito che non si tratta di un  contratto di lavoro subordinato: non esistono i relativi  obblighi e costi come le ferie, i permessi, il trattamento di fine rapporto (TFR), tredicesima, contributi, indennità di malattia o di maternità.

Esistono però una serie di requisiti e limiti da rispettare.
Vediamo subito quali sono. 😉

√ Cos’è il tirocinio: curriculare ed extracurriculare

√ Requisiti del tirocinante

√ Come attivare il tirocinio nell’azienda

√ Quanti tirocinanti può ospitare un’azienda

√ Qual è il compenso minimo previsto

√ Novità legge bilancio 2022

 

Cos’è il tirocinio: curriculare ed extracurriculare

Cominciamo col dire che esistono due tipologie di tirocini:

  • curriculari: consistono in un periodo di formazione in azienda che si rivolge agli studenti iscritti regolarmente a un corso di studi (i cosiddetti periodi di alternanza scuola-lavoro);
  • extracurriculari: definiti anche di inserimento/reinserimento lavorativo sono rivolti a soggetti fuori da percorsi di studio (con età minima di 18 anni) privi di occupazione (inoccupati e disoccupati) o con particolari svantaggi (disabili).

In questo articolo mi occuperò di quest’ultima tipologia con riferimento alla normativa regionale della Toscana (legge Regionale n. 32 del 2002) .

 

Requisiti del tirocinante

Non esiste, secondo la normativa vigente, un limite di età entro cui un candidato possa svolgere uno stage in azienda.
L’art. 17 quater della legge appena citata indica per i tirocini non curriculari un’età non inferiore ai 18 anni.

 

Come attivare il tirocinio nell’azienda

Per attivare un tirocinio in azienda è indispensabile la presenza di 3 soggetti:

      1. il tirocinante;
      2. il soggetto ospitante, vale a dire l’azienda;
      3. l’ente promotore (che ha il compito di supervisionare il processo e garantirne il buon funzionamento; si occupa anche della gestione burocratica e amministrativa dell’attivazione).

 

Tra gli enti promotori ci sono i Centri per l’impiego che offrono gratuitamente questo servizio.

L’azienda e l’ente promotore sono tenuti entrambi a nominare un tutor. Il tutor indicato dall’ente promotore supervisiona il corretto svolgimento dello stage in azienda, mentre il tutor aziendale ricopre una vera e propria funzione formativa, affiancando lo stagista nel suo percorso di apprendimento.

Lo stage in azienda è disciplinato da un accordo sottoscritto da tutte e tre le parti e formulato in accordo con la normativa regionale.

Una volta che l’accordo è stato redatto e firmato, l’azienda ospitante deve comunicare alla Regione l’attivazione del tirocinio mediante una comunicazione obbligatoria telematica (modello Unilav).

 

Quanti tirocinanti può ospitare un’azienda

Il numero di tirocinanti che un’azienda può ospitare è direttamente proporzionale al numero dei suoi dipendenti:

      • aziende con un numero di dipendenti da 1 a 5: solo 1 tirocinante;
      • aziende con dipendenti tra 6 e 19: fino a 2 stagisti;
      • aziende con più di 20 dipendenti: fino a un numero di stagisti non superiore al 10% dei dipendenti stessi.

 

Qual è il compenso minimo previsto

Lo standard minimo stabilito a livello nazionale è di euro 300,00 ma la normativa regionale può prevedere limiti diversi. Nel caso della Toscana l’importo stabilito come compenso minimo è di euro 500,00.

 

Novità legge di Bilancio 2022

La Legge di Bilancio ha introdotto importanti novità in materia di tirocini, affidando alla Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato e le Regioni la conclusione di un nuovo accordo per la definizione di linee guida. Il termine stabilito è di 180 giorni e al momento ancora non è stato emanato.

Le novità che invece sono fin da subito attuabili sono le seguenti:

  • nel caso di mancata corresponsione dell’indennità al tirocinante è prevista a carico del trasgressore l’irrogazione di una sanzione amministrativa il cui ammontare è proporzionato alla gravità dell’illecito commesso, in misura variabile da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 6.000 euro;
  • per quanto riguarda gli obblighi di sicurezza che l’azienda deve rispettare nei confronti del tirocinante (Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro DL81/2008 inserire link ) sono equiparati a quelli previsti nei confronti dei lavoratori subordinati.

 

E’ davvero tutto, spero che questo articolo ti sia stato utile.
Se hai altre domande ti aspetto nei commenti, oppure contattami al numero 0574 17 47 258.

Alla prossima!!!

 

Condividi questo articolo su:

Share on facebook
Facebook
Share on twitter
Twitter
Share on pinterest
Pinterest
Share on linkedin
LinkedIn

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Parla direttamente con me...

Richiedi una consulenza

Social Media

Cerca nel Blog:

Categorie Articoli:

Categorie

Notizie più popolari

Ricevi le ultime novità

Iscriviti alla Newsletter

No spam, riceverai una email di notifica quando saranno diponibili nuovi aggiornamenti sul mondo del lavoro. 

Menù di navigazione

Articoli Correlati

Potrebbe Interessarti anche:

Mancato preavviso: cosa comporta?

Hai lasciato il tuo posto di lavoro da un giorno all’altro?? Capita spesso che alcuni lavoratori mi chiedano se il calcolo dell’indennità di mancato preavviso sia corretto. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e a cosa porre attenzione. L’obbligo di rispettare il periodo di preavviso sussiste sia in caso di dimissioni volontarie del lavoratore

dimissioni

Posso dimettermi dal contratto a termine?

Alcuni lavoratori spesso sollevano dubbi in merito alle dimissioni prima del termine nel caso di un contratto a tempo determinato. Temono infatti che il datore di lavoro possa rivalersi su di loro reclamando un risarcimento per il danno subito e trattenendo la somma in busta paga. Nel contratto a termine le parti stabiliscono in anticipo

patto di non concorrenza

Patto di non concorrenza fra dipendente e datore di lavoro

Può accadere che le aziende affianchino al contratto di assunzione il cosiddetto “patto di non concorrenza” volto a tutelare il know-how aziendale. Vediamo di cosa si tratta e a cosa deve porre attenzione il lavoratore affinché sia valido. Il patto di non concorrenza è regolato dall’art. 2125 del Codice civile ed è una clausola contrattuale con

Lavoro a chiamata o voucher? Ecco cosa conviene.

  “Mi conviene il lavoro a chiamata o il voucher?” Quale delle due forme contrattuali è più conveniente per il datore di lavoro? Questa domanda mi viene spesso rivolta dalle aziende che hanno bisogno di una prestazione flessibile o saltuaria. Proviamo a fare un po’ di chiarezza 😄   Nel presente articolo vedremo: Cosa sono

Richiedi una consulenza gratuita

Parla direttamente con me...